Home Phone Email

I robot ci ruberanno il lavoro?

Oggi trattiamo un tema piuttosto controverso…

Se n’è già parlato abbastanza e si continuerà a parlarne per del tempo…

Tutto parte da un’intervista che ha fatto Forbes al CEO di InVia Robotics, Lior Eleazary.

Il suo è un business molto particolare: produce robot per magazzini, intesi come macchinari automatici fisici che lavorano.

L’intervista che gli è stata fatta è piuttosto particolare per una semplice ragione.

Lui dice in maniera molto diretta che i robot non ci ruberanno il lavoro.

E non solo, fa anche una battuta sul fatto che i dipendenti siano anche più efficienti perché viene tolta loro la parte più usurante del lavoro.

Il che può suonare un controsenso, perché come fai a togliere una parte del lavoro, senza togliere anche parte dello stipendio?

Eleazary lo spiega facendo leva sugli incidenti avvenuti nei magazzini di Amazon, che proprio in questo momento stanno esplodendo di richieste a causa dei lockdown.

Ad ogni modo, questa cosa sta facendo indispettire molti dipendenti che “devono portare il pane a casa”.

Infatti, in un modo o nell’altro, la paura grossa è che prima o poi l’Intelligenza Artificiale e i robot possano rubare loro il lavoro.

Quindi, i robot ci ruberanno davvero il lavoro?


I robot ci aiuteranno a lavorare meglio

Ormai non possiamo negarlo, i robot ci stanno dando un contributo nei nostri lavori, in special modo togliendoci quelli ripetitivi.

Certo, se ne parla spesso in termini negativi, ma è solo per colpa del nostro passato…

Infatti, noi adesso stiamo vivendo la quarta rivoluzione industriale.

E noi ci ricordiamo sempre che le rivoluzioni industriali hanno portato delle complicazioni ai lavoratori.

Ci sono stati tanti mestieri che adesso sarebbero assurdi anche solo da pensare, ma erano molto in voga all’epoca.

Per fare un esempio, i lavoratori all’interno delle fabbriche venivano intrattenuti da una persona che leggeva dei libri ad alta voce.

La radio ha poi “tolto” il lavoro a quella persona.

Oppure, i birilli del bowling prima venivano tirati su da dei ragazzini, non da un sistema elettrico.

O ancora, esisteva lo scrivano che scriveva le lettere su carta o con la macchina da scrivere dettata per gli analfabeti.

Ad ogni rivoluzione alcuni lavori finiscono nel dimenticatoio perché semplicemente non ce n’è più bisogno.

Allo stesso modo ci dimentichiamo le innovazioni che sono arrivate in diversi settori.

La macchina a vapore, gli spostamenti dalla campagna alla città, la produzione di massa, l’automobile, gli aerei e così via…

E tutte queste innovazioni hanno migliorato la qualità della vita – non c’è stato solo l’aspetto negativo.

Ora, in questa quarta rivoluzione industriale ci aspettiamo un periodo di transizione – così come accaduto per le altre rivoluzioni -, perché ci sono dei tempi tecnici per il cambiamento.

Ma purtroppo noi siamo degli animali abitudinari, che fanno sempre le stesse cose e che non guardano con piacere al cambiamento.

In ambito lavorativo questa cosa è molto più evidente.

Non per nulla è molto comune la frase “si è sempre fatto così”.

E quando arriva una novità tecnologica come quella dell’Intelligenza Artificiale, la resistenza al cambiamento si fa sentire.

Il compito di chi si pone di introdurre queste tecnologie dovrebbe quello di accompagnare le aziende, e quindi aiutarle nell’introdurre queste tecnologie.

Non basta affrontare solo l’aspetto scientifico o tecnico, ma anche quello organizzativo e metodologico.


Quanto tempo di vorrà perché arrivi questo cambiamento e come possiamo affrontarlo al meglio?

Storicamente ci vogliono circa 30-50 anni perché una rivoluzione sia effettivamente stabile.

Ma in questo periodo storico la situazione è un tantino diversa…

Il mondo delle comunicazioni è molto più veloce di quello che crediamo.

Basti pensare a quando i servizi di Google sono andati in down: nel giro di qualche minuto tutto il mondo lo sapeva.

E più passa il tempo, più questa velocità aumenterà.

Perciò, a questa velocità, 30-50 anni sono decisamente troppi perché avvenga questo cambiamento.

Ma oltre a questo fenomeno – che è stabile ormai da anni – ci sono altri due elementi della rivoluzione di cui tenere conto.

Prima di tutto, l’Intelligenza Artificiale è predisposta a migliorare se stessa: più dati ha, più lavora, più progredisce.

Quindi, non è un’evoluzione che noi esseri umani impostiamo, ma procede in autonomia, tanto che potremmo non essere capaci di starci dietro.

Per di più, il Coronavirus e il lockdown hanno accelerato il processo di digital transformation.

Per tutti questi motivi, il processo di rivoluzione sarà molto più veloce del normale.

Non possiamo più essere così abitudinari, ma dobbiamo imparare a “non-abituarci”.

Il nostro contesto e le condizioni di contorno cambiano continuamente.

E come si possono affrontare questi cambiamenti senza sconvolgere gli asset aziendali?

È fondamentale che le aziende si facciano aiutare da specialisti che sanno come introdurre determinati cambiamenti nella struttura aziendale.


E l’Intelligenza Artificiale come si inserisce in questo cambiamento?

Questa tecnologia è nuova ed innovativa, ma ci mette anche di fronte a delle difficoltà.

In quanto specialisti, possiamo dire quanto profondamente cambierà il modo di interagire con ciò che noi definiamo come “macchina”, che noi intendiamo come qualcosa di stupido e che esegue un compito specifico dall’inizio alla fine.

Con l’Intelligenza Artificiale riusciamo a trasmettere la logica del ragionamento umano alla macchina in modo tale che quest’ultima possa ragionare – altro che rimanere stupida.

E probabilmente questo tipo di rapporto uomo-macchina fra 5 anni sarà la normalità.

In futuro, la macchina riuscirà a compiere le operazioni più ripetitive, logoranti e a basso valore aggiunto con un’affidabilità e una continuità maggiore rispetto ad un operatore umano.

Questo significa che l’operatore perderà il lavoro?

No, significa che l’operatore umano verrà portato ad un nuovo livello di valore aggiunto, così come è stato per chi ha dovuto imparare a scrivere al computer, invece che a macchina.

È un passo dell’evoluzione che comunque dovremo affrontare, nel bene e nel male, e che già stiamo affrontando…

L’Intelligenza Artificiale si è già minimamente integrata nella nostra quotidianità.

Ce l’abbiamo già sul cellulare attraverso Siri, inizia ad interagire con noi attraverso Alexa…

Perciò prima o poi si arriverà al punto in cui l’Intelligenza Artificiale sarà parte stessa dei software, annegata nelle normali funzionalità.


E in Italia come faremo?

In Italia abbiamo un grosso problema con il concetto di “posto fisso” e non percepiamo la necessità di aumentare il valore aggiunto del nostro mestiere.

Una volta che uno ha finito di studiare, trova il posto fisso, si prende il suo stipendio ogni mese e pensa di non mollarlo (né di perderlo) mai.

Eppure, in un’epoca come la nostra è molto facile perdere il lavoro, in special modo se si tratta di un lavoro che ha un valore aggiunto sempre minore.

Perciò il pensiero di un’Intelligenza Artificiale che viene a sostituirci anche in un’attività ripetitiva e usurante ci spaventa e ci scuote.

A peggiorare la situazione c’è la costante connessione con le notizie, che trasforma l’arrivo dell’Intelligenza Artificiale come qualcosa di imminente e che accadrà da un momento all’altro.

Ma all’estero questa mentalità fondamentalmente non esiste…

Fuori dall’Italia, fin dal percorso scolastico le persone vengono istruite per costruirsi una professione e un futuro, non per cercare il posto fisso.

Insomma, lì fuori ragionano come imprenditori – che danno il proprio contributo al mondo.

Il divario che c’è tra noi e l’estero è di mentalità, non di tecnologia.

Abbiamo una mancanza di visione che ci impedisce di esprimerci al meglio e tendiamo ad accontentarci.

Ma non siamo tutti così…

In Italia ci sono veramente pochi quelli che vogliono mettersi al pari con la tecnologia e non essere travolti quando ormai sarà troppo tardi.

Imprenditori che vogliono scommettere su una tecnologia che in realtà, nel resto del mondo, fa già faville.

All’estero non si pongono più il problema di introdurre un sistema di Intelligenza Artificiale in azienda, ma di come migliorarlo.

E l’invito è sempre quello:

È adesso il momento di salire sul carro dell’Intelligenza Artificiale.

Quindi, se stai cercando degli specialisti che si possano occupare di introdurre un sistema di Intelligenza Artificiale in azienda, basta che clicchi su questo link e ci lasci i tuoi contatti ==> https://www.bluetensor.ai/assistenza

Francesco Azzarita
Francesco Azzarita
Articoli: 40