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Il crollo di Google: una lezione da imparare sull’IA

Negli ultimi tempi, il crollo di Google ha fatto molto parlare di sé. La società ha subito una perdita di cento miliardi di dollari in borsa, equivalente a una diminuzione del 7,44% del suo valore. Questo evento è solo l’ultimo della cosiddetta "AI Search War", la competizione tra le grandi aziende tecnologiche per lo sviluppo dell'IA e il miglioramento della ricerca online. Questa competizione riguarda non solo la ricerca, ma anche l'utilizzo dell'intelligenza artificiale per sviluppare motori di conoscenza. Purtroppo, Google ha fallito in questo ambito, perdendo il controllo nella ricerca e nell'organizzazione dei concetti, il che ha portato al crollo del suo valore. Ma come siamo arrivati a questo punto? Per rispondere a questa domanda, dobbiamo tornare molto indietro. Dobbiamo parlare della SEO (e di quanto sia obsoleta) Parliamo della SEO, l'acronimo di Search Engine Optimization, che si riferisce all'ottimizzazione dei motori di ricerca. In pratica, si tratta di un insieme di tecniche per migliorare la visibilità di un sito sui risultati di ricerca di Google. Ma nel tempo, le tecniche SEO sono diventate sempre più sofisticate, richiedendo contenuti di qualità e un codice ottimizzato per diventare un'autorità su un determinato argomento. Due anni fa abbiamo parlato di Google MUM, un modello di intelligenza artificiale sviluppato da Google per migliorare la comprensione del linguaggio naturale e le capacità di ricerca. Questo modello non è ancora stato implementato seriamente in Italia, ma potrebbe portare a un notevole miglioramento dell'ottimizzazione dei motori di ricerca. In poche parole, Google aveva già capito l’evoluzione del trend, ma non è stato sufficientemente rapido, poiché la corsa ai Large Language Models è arrivata prima. La guerra dei Grandi Motori di Linguaggio L'evoluzione dei modelli GPT (Generative Pre-trained Transformer) sta rivoluzionando il mercato, portando un enorme balzo tecnologico e cambiando completamente il paradigma. GPT-3, l’algoritmo di OpenAI famoso per essere capace di scrivere testi fluenti, è stato il primo a creare un vero e proprio “breakthrough” nel mercato. Anche Microsoft ha creato un modello di linguaggio chiamato Megatron-Turing, trainato su una quantità spropositata di GPU, mentre Google ha avuto un “contrattempo” con Lambda, un modello senziente che ha causato qualche problema. Fino ad arrivare alla vera bomba atomica di questa guerra, l’ormai caro ChatGPT. Nonostante la leadership di Google nel settore dell'intelligenza artificiale, il colosso tecnologico sembra sentirsi minacciato dalla concorrenza rappresentata da altri modelli di linguaggio. E nel tentativo di competere con ChatGPT, Google ha subito una perdita di circa 100 miliardi di dollari in un solo giorno a causa di un errore del suo nuovo algoritmo, Bard. Com’è possibile che Google abbia perso così tanto denaro, ma le altre aziende no? La risposta è semplice: Google è quotata in borsa. Il modello di linguaggio GPT-2 di OpenAI aveva ricevuto molte critiche, ma la società non è quotata in borsa e quindi non ha azionisti che influiscono sul suo valore. Inoltre, ci sono altri modelli di linguaggio come Galactica di Meta, che sono stati ritirati dal mercato, proprio per contenere i danni. La lezione che ne emerge Il futuro si basa sulla conoscenza e sulla capacità di comprendere il significato, oltre che sulla grammatica e sulla sintassi. Ciò significa che la risposta di un modello di linguaggio deve essere corretta non solo grammaticalmente, ma anche concettualmente. In questo scenario, Thomas Wolfe, Chief Science Officer di HuggingFace.co ha espresso la sua opinione sulle prossime mosse in questa guerra dei modelli di linguaggio. Le grandi corporazioni come Google, OpenAI e Meta guideranno la guerra dei modelli di Natural Language Processing e Conversation AI. Saranno presenti anche piccole e medie aziende che produrranno tali modelli, ma non è chiaro quanto saranno in grado di competere. Secondo Wolfe, le soluzioni open-source saranno la soluzione migliore e più ottimale a lungo termine. Il riferimento alla battaglia tra Microsoft, Apple, Google e Linux nel campo dei sistemi operativi indica che alla fine ha vinto la battaglia grazie anche al contributo delle comunità open-source che hanno permesso alle grandi corporazioni di far crescere i propri modelli. È auspicabile che le aziende continuino a investire nell'intelligenza artificiale e che anche i consumatori lo facciano, poiché l'argomento è diventato di grande interesse.